Gianni Sinni
Maurizio Viroli
Alessandra Bosco
Massimo BrignoniLuciano Canfora
Corrado Petrocelli
Elisabeth Resnick
Gianni Sinni
Riccardo VariniMaurizio Viroli
Michele ZannoniGiuseppe Digeronimo
Il declino della coscienza civile – intesa come consapevolezza dei diritti e dei doveri – è un dato largamente documentato nella letteratura che preoccupa le più serie istituzioni culturali ed educative. Non soltanto sono sempre più numerosi i cittadini di paesi democratici che dimostrano una pericolosa indifferenza nei confronti dei doveri di lealtà, solidarietà ed impegno propri di una matura coscienza civile, ma non esistono neppure progetti di formazione per insegnanti di educazione civica.
Si tratta di un declino in grado di minare le basi stesse del rapporto democratico che lega il cittadino alle istituzioni e la cui origine può essere individuata nella profonda trasformazione di significato cui sono sottoposti termini quali politica, partecipazione, competenza, solidarietà. Si aggiunga anche che i tradizionali strumenti di analisi risultano in affanno nell’interpretazione di questa situazione. Un problema di questa complessità, che chiama in causa ragioni culturali, economiche, sociali, tecnologiche, può essere affrontato solo in maniera innovativa e facendo ricorso a tutti gli strumenti interpretativi e progettuali che discipline diverse possono apportare. È il principio della consilienza, una convergenza di ricerche e progetti multidisciplinari, che trae maggior forza e capacità di intervento proprio in virtù dei diversi punti di vista e delle differenti metodologie da cui originano. L’iniziativa Designing Civic Consciousness vede riunire dunque filosofi, storici e designer accomunati dalla volontà di portare un contributo alla definizione di pratiche di “educazione civica” attraverso gli strumenti della riflessione e del progetto.
Il design ha da sempre sviluppato una profonda consapevolezza delle conseguenze sociali connesse allo sviluppo del progetto e alla sostenibilità dei prodotti e della comunicazione. Non sono mancati, più volte negli ultimi decenni, soprattutto in momenti di crisi, appelli e manifesti che hanno messo in luce la necessità da parte dei designer di riflettere sulla responsabilità sociale e per questo “politica” di una categoria professionale dedita al progetto. Oggi che ci troviamo ad affrontare un periodo di profonda crisi delle istituzioni e dello stesso concetto di democrazia così come siamo abituati a conoscerla, diviene urgente che il designer sia a maggior ragione formato a modellare il proprio contributo progettuale in modo consapevole e informato.
Una didattica che promuova il “design for social innovation”, con pratiche progettuali rivolte alle comunità e al settore pubblico — service design, design thinking, open source, user experience design, civic hacking, ecc. — diviene così un passaggio essenziale per affrontare la complessità della crisi in atto.