Giovanna Castiglioni - Elena Brigi - La custode della storia del Design italiano - Visiting - Conversazioni attorno al Design - UNI.RSM DESIGN TALKS - USMARADIO - PODCAST

Giovanna Castiglioni – La custode della storia del Design italiano

ITA - #storia #design #prodotto

Visiting

durata 11:50
Elena Brigi incontra Giovanna Castiglioni a Usmaradio durante la sua presenza a Unirsm Design per il talk “Raccontare alla Castiglioni”.
VISITING – Conversazioni attorno al design
un podcast di UNI.RSM DESIGN TALKS
a cura di Alessandro Renzi ed Emanuele Lumini
advisor Alessio Abdolahian
speaker & host Elena Brigi e Alessandro Renzi

Giovanna Castiglioni

Giovanna, figlia di Achille, che ha messo in un cassetto la laurea in Geologia per gestire la stratificazione dei progetti presenti nello studio del padre, aperto al pubblico come Museo e Fondazione. Coordina le attività di archiviazione della Fondazione e divulga il “metodo Castiglioni” rivolgendosi a un pubblico eterogeneo, puntando sull’interazione dinamica con il pubblico, al quale chiede sempre di fare ginnastica… mentale.

Giovanna Castiglioni - Ritratto

Elena Brigi    Allora, buongiorno a tutti, qui a San Marino, all’Università, ci è venuta a trovare Giovanna Castiglioni. Piccola premessa, Giovanna, figlia di Achille, nipote di Pier Giacomo e Livio ma in realtà non è solo questo perché Giovanna è il braccio armato, nonché il cuore pulsante, metà del cuore pulsante, l’altro, suo fratello Carlo, della Fondazione Castiglioni di Milano. Credo la più bella realtà italiana privata, che però diciamo da sempre, da quando loro sono stati coinvolti in questa avventura, ha l’onere e l’onore di tenere alto lo spirito del design italiano, di come è nato il design italiano e in questo caso di un mondo straordinario, eccezionale, in cui Achille è stato uno dei tre più importanti protagonisti.

Prima di far parlare lei, vi voglio solo dire due cose tutte le volte che si è davanti a degli eredi. E questo io ci tengo molto a dirlo anche prima. Lo ripeto qua finalmente la radio, è molto difficile, perché è l’eredità di persone di un certo calibro, sono delle eredità scomode. Sono delle eredità difficili con le quali paragonarsi. Giustamente Giovanna m’ha detto prima, “per me mio fratello è stato più facile perché io sono un geologo che fratello è un medico”. Non è solo questo, perché loro sono stati e sono molto intelligenti, quindi sono stati molto bravi e sono altrettanto molto intelligenti le aziende che hanno capito questo e che in un certo senso, invece che demandare a uffici pubblicitari, a storici noiosi di cui io peraltro rappresento la categoria, hanno chiesto a Giovanna di parlare di tanti oggetti che sono usciti da quel studio straordinario a fianco a Palazzo Sforzesco, per cui benvenuta, ben arrivata e… vai Giovanna!

Giovanna Castiglioni    Grazie mille Elena per le tue belle parole. Grazie mille a tutti intanto per essere collegati per questo piccolo racconto, ecco, vi racconto un po’ il momento in cui ho capito che questa sarebbe stata la mia professione e devo dire ha ragione Elena, avere un fardello, un polpettone, visto che sono milanese, questo polpettone da portare avanti e non è un bel quid è però interessante e nel momento in cui sono entrata in pantofole in studio Castiglioni in piazza Castello 27 a Milano, mi sono resa conto (ero già grande), ma mi sono resa conto che effettivamente devo tornare a tornare bambina e cominciare a studiare Achille Castiglioni, Pier Giacomo che purtroppo non ho conosciuto, Livio, che invece ho conosciuto quindi a cominciare dai tre fratelli Castiglioni, e cominciare a prendere un po’ le distanze da loro. Quindi è un bel ping pong costante, da un lato ho voglia di raccontare una storia di famiglia e dall’altra c’è la storia del design. Quindi ci sono gli storici del design che giustamente invece mi hanno anche aiutato tanto a capire un po’ le dinamiche di questo mondo del design straordinario.

Perché comunque Milano è stata una città che ha raccolto interdisciplinarità, soprattutto agli inizi, con degli imprenditori illuminati. E quindi citiamo subito Gavina, che è un po’ la partenza di tutta questa generazione di imprenditori che credono nei progettisti giovani all’epoca non solo i Castiglioni, ma ci mettiamo dentro un Enzo Mari, ci mettiamo dentro Munari, ci mettiamo dentro Ettore Sottsass, Marco Zanuso e molti altri, senza togliere nulla anche ai maestri a loro volta. Quindi Gio Ponti e Albini… non facciamo la storia, però effettivamente tutti loro si conoscevano. Un caffè insieme in Triennale se lo sono sempre preso tutti quanti, con anche un’umanità e un piacere che forse oggi è un po’ cambiato. Oggi siamo tutti un po’ trafelati nel dover comunque correre dietro al lavoro. Forse loro lavoravano con dei tempi differenti, con una calma e un’attenzione al lavoro, anche solo perché non avevano da rispondere a WhatsApp in continuazione. Quindi noi figli di oggi, dentro, nel mondo Google, nel mondo dell’Instagram e nel mondo di questi social a cui io sono assolutamente ben contenta di appartenere però, effettivamente bisogna trovare i giusti bilanci.
Quindi, in pantofole, immaginate una bambina già grande più di 30 anni, ma con ancora le treccine che entrano in questa Piazza Castello 27 e comincia a dover rimboccarsi le maniche e comincia a raccontare una storia come se fosse a casa.

Quindi ecco perché, i valori guida nel mio lavoro sono l’accoglienza. Quindi quando io apro piazza Castello 27 apro la porta, è veramente la persona che ho davanti, non so mai chi sia, quindi è molto spesso il visitatore che viene a fare una visita guidata con me, ma assolutamente lui sa probabilmente chi è Achille Castiglioni, i fratelli Castiglioni, ma non è che sa che cosa troverà in quello studio e lo studio è rimasto esattamente come l’hanno lasciato loro fino al ’68 con Pier Giacomo. Poi Achille è andato avanti a lavorare, quindi comunque di lavoro ce n’è stato tanto fino al 2002, quindi dal ’62 al 2002, 40 anni di stratificazione geologica alla fine, in uno studio che ancora racconta una bellissima storia fatta di prototipi, ancora oggi troviamo sorprese. Quindi, troviamo prototipi, disegni tecnici, fatture, contratti, corrispondenze, sorprese. Quindi è veramente affascinante anche doverlo raccontare e quindi ecco perché poi mi son prestata volentieri a dar voce a questi oggetti. C’è un sedile  che deve raccontare la sua storia un sellino della bicicletta che sta lì in bilico, che sbatte da una parte e dall’altra, c’è un cucchiaio da maionese, un aspirapolvere, una radio, quindi, e siamo in radio oggi…quindi vuoi non raccontare la storia da radio fonografo fatto dai fratelli Castiglioni nel 1965 per Brionvega? Ma perché no!

Ecco, questa è la parte che mi ha affascinato da subito e l’accoglienza è fondamentale perché le persone che entrano in un museo devono uscire contente. Io da piccola uscivo dai musei che tutto sommato, anche se il mio papà e la mia mamma, altra donna straordinaria, mi raccontavano tutta una storia bellissima intorno però non c’era verso, si usciva sempre un po’ appesantiti. E invece, ecco, questa è l’accoglienza. Tutti provano tutto e accendono e spengono le luci dei Castiglioni e devono uscire da quel luogo felici.

Una difficoltà che però ho dovuto affrontare fin dall’inizio è stata proprio imparare tutto da capo. Non sapevo niente, avevo mangiato, ero a pranzo con Enzo Mari, ne parlavamo anche prima, piuttosto che ho giocato con Bruno Munari senza rendermene conto che era Bruno Munari, perché per me Achille e Bruno Munari erano due bambini un po’ più grandi di me che giocavano coi legnetti. Poi Bruno Munari andava a fare le sue macchine impossibili o le sculture da viaggio e ti mandava a prendere i legnetti nel bosco così alè, pronti. Quindi imparare tutto da capo e tirare le fila di tutto questo discorso.

Perché poi conosci uno, conosci l’altro, conosci questa storia del design, ma poi devi trovare tutte le connessioni fantastiche che ci sono. Tra queste persone che hanno fatto grande il design italiano e di cui noi veramente siamo un po’ testimoni privilegiati. Quindi anche avere stranieri dal tutto il mondo, lo studio La Fondazione Achille Castiglioni, visitata molto più dagli stranieri quasi che dagli italiani.

Adesso piano piano anche gli italiani stanno godendo dei musei soprattutto dopo la pandemia. E mi rendo conto che lasciamo… è un lascito. Il papà l’ha lasciato a me, quindi, e noi andiamo avanti proprio a raccontare questo e, bisogna impararlo. Io sono andata all’Università da auditrice, da sola, in fondo, con le mie rughe, dove mi guardavano come una ragazza fuori corso e lo ero, e mi sono studiata tramite gli storici del design dell’Università, andavo a seguire le lezioni per imparare un po’ meglio tutto quanto.

E. B.    Segni particolari, adesso voi non la potete vedere, ma in realtà l’avrete capito dal tono della voce, Giovanna è un segno molto particolare. Che su Giovanna io non ho conosciuto suo padre, non ho studiato a Milano, sono arrivata a Milano che in realtà io mi sono dedicata ad altri studi, quindi diciamo della generazione prima di Achille, a quella di Luigi Caccia Dominioni, dove c’era comunque anche Gianna diciamo nel vecchio Caccia, nei suoi ricordi c’era questo allure di divertirsi molto e quindi questa cosa qua è qualcosa che è vero.

I Designer di adesso sembra che si divertono molto, invece non si divertono per niente. Sono ossessionati sostanzialmente dal loro budget che devono raggiungere. Forse alla fine dell’anno chi si diverte di più, in realtà è qualcuno che viene considerato una sorta di autistico della comunità dei designer proprio perché cerca di lavorare in maniera distaccata. Entrando in contatto con Giovanna, in realtà si entra in contatto con secondo me, con quello spirito che suo padre aveva e ce l’aveva lo stesso, anche Pier Giacomo, che era un pochino più serio, che era quello di mai troppo prendersi sul serio, ma allo stesso tempo fare delle straordinarie cose molto seriamente. Quel molto seriamente in realtà non era fare molto seriamente, perché erano difficili, ma perché è un mestiere molto serio quello del designer e quindi, anche se viene raccontato in maniera estremamente piacevole, Giovanna lo fa da tantissimi anni io sono una sua fan sfegatata nel suo modo di raccontare, di rendere veramente empatica qualsiasi cosa. In realtà, appunto, è un mestiere molto difficile, perché è una responsabilità enorme.

I Castiglioni questo l’hanno dimostrato tutti e tre, la responsabilità di progettare qualche cosa che andrà nelle mani di tutti, nelle case di tutti. Ed è non c’è cosa più orribile di fare una cosa sbagliata e brutta. Questo purtroppo ai tuoi non è capitato, invece quindi la piacevolezza di averla è insita nella sua ironia e nella sua capacità di scherzare sulle cose, dicendo delle cose molto vere e anche in una straordinaria agilità che voi non vedete alla radio, che forse vedranno i nostri studenti nella performance di oggi perché Giovanna ha la capacità di un surfista da passare da un diciamo, da un prodotto all’altro, da una storia all’altra, per cui quelli che oggi non vedono vi consiglio in realtà di andare a fare una visita a Milano alla Fondazione Castiglioni perché è uno degli, diciamo, dei musei per i quali nel mondo vanno a Milano. Quindi noi che siamo italiani ci andiamo siamo decisamente e molto scemi.
Cosa ci è rimasto? Ma a te giovane design del futuro, che cosa dici?

G. C.    Eh! Ai progettisti… rubo una frase del papà che tanto è facile. Una frase è in realtà quella che hai detto tu di non prendersi troppo sul serio e di allenarsi all’auto ironia, no? Quindi la concludo solo con quel gesto in più e la frase storica, io non mi stanco mai di dirla che è “se non siete curiosi lasciate perdere. E se non vi interessano gli altri e ciò che fanno in me. Il designer non è il mestiere per voi”. Quindi avanti tutta!

E. B.    Avanti tutta con la comunità. Bene, grazie Giovanna! Grazie di tutto, a prestissimo di nuovo!

G. C.    Grazie di mille a voi per l’invito. A presto!